RAPPORTO: ITALIANI IN SVEZIA

Rapporto Italiani in Svezia - COMITES - Associazione Fratelli Rosselli 2024-25

Il rapporto sugli Italiani in Svezia è una ricerca focalizzata sulla composizione e i bisogni della comunità italiana in Svezia. Il fine è rendere i servizi istituzionali più efficaci.

I dati

I dati sono stati raccolti fra il 2023 e il 2024, poi analizzati fra la fine del 2024 e l’inizio del 2025.

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Il rapporto di ricerca è disponibile nella versione integrale a questo link:
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Inoltre, in fondo a questa pagina puoi leggere il testo dell’introduzione del Rapporto che descrive il progetto e sotto puoi leggere anche il capitolo delle conclusioni.

Il Progetto

Questa ricerca è stata promossa dal Comites di Stoccolma, l’organo ufficiale di rappresentanza degli italiani in Svezia, in collaborazione con noi, l’Associazione Fratelli Rosselli di Stoccolma.

Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato rispondendo al dettagliato questionario contribuendo attivamente al miglioramento della vita degli italiani in Svezia.

Introduzione al Rapporto sugli Italiani in Svezia

Ogni anno, almeno mille italiani si stabiliscono in Svezia. Chi sono e cosa fanno? Quali sono le loro esigenze? A parte i dati ufficiali di quante persone nate in Italia sono iscritte nel registro svedese dei residenti o quali sono nell’all’anagrafe consolare, non ci sono iniziative per conoscere la presenza degli italiani in questo territorio.

La lunga storia degli italiani in Svezia

La presenza attuale degli italiani in Svezia è il capitolo poco conosciuto e più recente di una lunga storia di cui esistono notizie sparse. Sappiamo che l’immigrazione dall’Italia è fra le più antiche in Svezia, seppure limitata nel numero.

Le relazioni tra Svezia ed Italia sono molto antiche e pare risalgano fino al Duecento. in cui tra l’altro religiosi visitarono la Svezia. Nei secoli seguenti architetti, musicisti, cantanti, pittori e alcune categorie artigiane erano attivi in Svezia, quali stuccatori, soffiatori di vetro, piastrellisti, pittori e restauratori di chiese.

Verso la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento ebbe luogo un’immigrazione stagionale di saltimbanchi, venditori di palloncini, dicitori di buona ventura e suonatori di organino. Vivevano perlopiù nell’allora quartiere operaio di Söder a Stoccolma e si riunivano intorno alla parrocchia cattolica del quartiere

Suonavano nei cortili o nelle fattorie in occasione di matrimoni o altre feste ed in autunno tornavano in Italia. Verso la fine dell’Ottocento venivano, perlopiù da Bagni di Lucca, venditori di statuine di gesso, che erano molto apprezzate come soprammobili (per questo gli italiani erano soprannominati gipsskatt, gatti di gesso). I primi tempi tornavano in inverno a Bagni di Lucca ma a poco a poco si istallarono in Svezia e vi aprirono atelier.

È del 1909 la costituzione della prima organizzazione di italiani in Svezia, la Società Assistenziale Italiana (S.A.I.), costruita sul modello delle società di mutuo soccorso che si formavano allora in Italia, dato che non esistevano né assistenza sanitaria né pensioni. Era attiva nel campo sociale, culturale, dell’informazione e della rivendicazione dei diritti.

L’immigrazione organizzata e più consistente ebbe inizio nel 1947: la Svezia che era rimasta neutrale durante il conflitto aveva un urgente bisogno di manodopera, e dopo esitazione se scegliere di incrementare il lavoro femminile o importare mano d’opera dai paesi colpiti dalla guerra, venne scelta questa soluzione e si reclutarono greci, jugoslavi e italiani. Venne firmato un accordo tra il governo svedese e quello italiano di importare 500 lavoratori all’anno, principalmente operai metalmeccanici specializzati. Il governo svedese li preferiva scapoli e del Nord ed era sottinteso che il contratto era biennale e non rinnovabile. (Poiché i migranti sono esseri umani e non valigie, quest’ultima richiesta venne esaudita solo in parte e molti, circa la metà del primi gruppi, rimasero e formarono famiglia con donne svedesi.)

La decisione venne preceduta da un lungo dibattito nel Riksdag, preoccupava tra l’altro il fatto che gli italiani bevevano vino ai pasti, anche nei giorni feriali. Il primo gruppo andò a Nacka, alla Atlas Copco e i seguenti nelle altre città dove esistevano industrie metalmeccaniche o cantieri come Linköping, Eskilstuna, Västerås, Hallstahammar, Göteborg, Malmö e Gustavsberg (nell’industria della ceramica).

Negli anni che seguirono arrivarono pochi italiani, perlopiù per riunione familiare ma ci fu una nuova ondata nei primi anni Sessanta, questa volta di lavoratori nel campo della ristorazione e dei trasporti.

Le autorità svedesi poi negli anni Settanta si mostrarono piuttosto riluttanti a reclutare un gran numero di lavoratori italiani, privilegiando invece altre nazionalità come i baltici, i danesi, i finlandesi e i polacchi. C’è sempre stata una certa diffidenza per chi proveniva dal sud dell’Europa, probabilmente con qualche connessione con la religione cattolica (i “papisti” erano stati a lungo malvisti). Contrariamente a quanto avvenne in Germania Ovest e Svizzera, l’immigrazione italiana in Svezia non raggiunse mai numeri particolarmente elevati. Nel 1973, la comunità italiana in Svezia contava 6.809 residenti, numero che andò progressivamente riducendosi: 4.786 nel 1980, 3.988 nel 1990 e 4.152 nel 2000. Le origini geografiche degli immigrati italiani erano variegate, con una leggera prevalenza di persone provenienti dalla Lombardia.

Ringraziamo la dottoressa Antonella Dolci, linguista e già direttrice per molti anni dello storico giornale degli italiani in Svezia “Il Lavoratore”, per aver contribuito a questa introduzione con questi preziosi cenni storici.

Assenza di dati

La storia della presenza degli italiani in Svezia è poco documentata per la mancanza di misurazioni e ricerche (anche se esistono diverse monografie, memorie e ricordi, scritte dagli stessi protagonisti). Gli strumenti attuali permettono però di indagare i movimenti più recenti.

Tuttavia i registri ufficiali, per quanto rilevanti, non offrono una visione completa della realtà. Vi è infatti una porzione significativa di italiani che, pur vivendo oggi stabilmente in Svezia, non è iscritta come residente perché non soddisfa i requisiti di stabilità lavorativa e abitativa richiesti dalle autorità svedesi. Per conseguenza, molti italiani che si trovano in Svezia devono attendere di superare la precarietà abitativa e di lavoro prima di “contare”. Questo Rapporto ha cercato di tenere conto anche di questa parte della popolazione, spesso trascurata, ma che contribuisce in modo significativo al tessuto sociale ed economico del paese. L’obiettivo è di raccogliere dati demografici e relativi alla trasformazione sociale di questa parte della società in Svezia.

Il ruolo del Com.It.Es.

Il Com.It.Es di Stoccolma, organo di rappresentanza ufficiale degli italiani in Svezia, vuole offrire una visione della comunità italiana in Svezia, non solo attraverso l’analisi dei pochi dati demografici ufficiali, ma anche attraverso l’esplorazione delle esperienze quotidiane, delle difficoltà e delle aspirazioni di chi ha scelto di vivere in questo paese.

È compito fondamentale di ogni Com.It.Es è di individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della comunità italiana residente.

“Ciascun Comitato, anche attraverso studi e ricerche, contribuisce ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della propria comunità di riferimento e può presentare contributi alla rappresentanza diplomatico-consolare utili alla definizione del quadro programmatico degli interventi nel Paese in cui opera”, Articolo 2, c. 1 della Legge del 23 ottobre 2003, Norme relative alla disciplina dei Comitati degli italiani all’estero

Appare evidente come un approfondimento delle caratteristiche e delle necessità di questa comunità sia essenziale per promuovere iniziative concrete e mirate. Questo Rapporto si inserisce dunque in un quadro più ampio di azioni volte a rafforzare il legame tra i cittadini italiani e le istituzioni, sia in Italia che all’estero, e a favorire una maggiore integrazione nella società svedese.

Produzione del Rapporto

È uno studio realizzato con il sostegno dell’Associazione Fratelli Rosselli che, dal 2019, promuove la partecipazione degli italiani al dibattito culturale e politico nella società svedese. Grazie al lavoro volontario, alle competenze e i contatti dei propri associati, tra cui ricercatori, funzionari pubblici e professionisti, l’Associazione ha contribuito in maniera determinante alla realizzazione del Rapporto.

Un ringraziamento particolare va al Com.It.Es dell’Austria, che con il loro recente Rapporto sulla comunità italiana in Austria ci ha fornito un modello di indagine solido e adattabile. La loro disponibilità a condividere metodologie e risultati ha definito il nostro approccio, permettendoci di affinare gli strumenti utilizzati per questa ricerca e di garantire affidabilità e precisione dei dati raccolti.

Questo Rapporto è stato realizzato da David Primo, dottore di ricerca in Scienze Sociali, Interazioni, Comunicazione e Costruzioni Culturali presso l’Università di Padova, Lara Olivetti e Elena Raffetti, già consigliere del Com.it.es di Stoccolma. Lara Olivetti è presidente dell’associazione Fratelli Rosselli, avvocato con specializzazione in legislazione della mobilità internazionale ed esperienza nell’acquisizione e organizzazione delle fonti storiche in qualità di giurista presso organizzazioni internazionali quali la Commissione Europea, la Croce Rossa e Save the Children. Elena Raffetti è membro del direttivo dell’associazione Fratelli Rosselli, medico e professoressa associata in sanità pubblica presso l’Istituto Karolinska e le Università di Cambridge (UK) e di Uppsala (Svezia), ha un’estesa esperienza nell’uso di dati di registro e nell’analisi dati.

Metodologia e rilevanza

La metodologia adottata per questa ricerca, sviluppata dal dottor David Primo, si basa su criteri scientifici rigorosi, applicati sia nella fase di sviluppo del questionario che nella successiva analisi dei dati. Questa scelta assicura l’affidabilità e la solidità dei risultati e raccoglie il testimone dal Com.It.Es dell’Austria che auspicava di replicare il modello in altri contesti, offrendo uno strumento prezioso per analizzare le comunità italiane in diverse parti del mondo. L’obiettivo non è solo quello di fotografare la situazione attuale, ma di creare una base di conoscenza che possa evolvere nel tempo, registrando i cambiamenti e le trasformazioni della comunità italiana in Svezia.

Oltre a fornire una panoramica demografica, il Rapporto esplora temi quali la percezione di integrazione e discriminazione, il senso di appartenenza alla comunità italiana e svedese, e la vicinanza alle istituzioni italiane. Abbiamo voluto dare voce a chi spesso rimane inascoltato, raccogliendo testimonianze dirette e offrendo uno spazio di riflessione sulle reali condizioni di vita degli italiani in Svezia.

L’importanza di un Rapporto come questo è ancor più evidente in un momento storico in cui la globalizzazione rende sempre più interconnessi i destini delle persone. L’emigrazione italiana ha subito profondi cambiamenti negli ultimi anni, e di riflesso anche le comunità italiane all’estero si sono trasformate. Conoscere queste realtà è fondamentale per costruire un futuro in cui l’identità italiana possa continuare a prosperare, nonostante le sfide poste dalla vita in un paese straniero.

Questo Rapporto non è solo uno strumento di analisi, ma anche un invito al dialogo, alla partecipazione e alla costruzione di una comunità più coesa e consapevole delle proprie potenzialità. Siamo convinti che solo attraverso la conoscenza e la comprensione reciproca sia possibile rafforzare il legame tra gli italiani all’estero e le loro istituzioni, contribuendo in modo significativo al loro benessere e alla loro integrazione nella società svedese.

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Conclusioni

L’inchiesta presentata nel presente rapporto, ispirandosi al precedente studio realizzato nel corso del 2022 dal Com.It.Es Austria, è stata costruita con l’intento di contribuire allo sviluppo di una migliore comprensione delle condizioni di vita degli italiani residenti in Svezia, sia sul piano socio-demografiche ma ponendo anche una particolare attenzione alle motivazioni che li hanno portati in questo paese, alle sfide che affrontano quotidianamente, nonché al loro benessere psicosociale e al loro senso di comunità. In questo modo il Com.It.Es ha voluto offrire una visione integrata che potesse servire da base per lo sviluppo di servizi più mirati e rispondenti ai bisogni reali degli italiani in Svezia. Inoltre, aprendo la partecipazione allo studio a tutti gli italiani maggiorenni presenti in Svezia a prescindere da alcun tipo di requisiti di carattere giuridico-amministrativo, l’inchiesta ha cercato inoltre di colmare le lacune delle statistiche ufficiali, che attualmente non intercettano coloro che per varie ragioni – incluse le difficoltà a soddisfare i requisiti di stabilità lavorativa e abitativa richiesti dalle autorità svedesi – non hanno registrato la propria residenza in Svezia pur restando, sul piano materiale e relazionale, parte integrante tanto del tessuto sociale svedese e della comunità italiana in Svezia.

Al fine di garantire una raccolta dati il più possibile rigorosa e ampia, compatibile con le risorse a disposizione del Com.It.Es, l’inchiesta è stata condotta attraverso un questionario online, diffuso attraverso i canali del Com.It.Es, del supporto di alcuni consoli onorari e delle associazioni italiane presenti in Svezia, arrivando a raccogliere le esperienze di 431 italiani residenti in Svezia. Come già discusso nel corpo del dossier, nonostante le misure adottate per raggiungere un campione il più possibile rappresentativo, l’analisi dei questionari ha messo in luce alcuni sbilanciamenti nel campione – in particolare per quanto riguarda la rappresentanza di genere, età, regione svedese di residenza e livello di istruzione – che suggeriscono cautela nella generalizzazione dei risultati. Cionondimeno, i dati emersi attraverso il questionario hanno permesso di portare alla luce alcune tendenze interessanti da sottoporre ad ulteriori approfondimenti.

Dall’inchiesta emerge chiaramente che le motivazioni principali che spingono gli italiani tanto a trasferirsi quanto a permanere in Svezia sono legate al miglioramento della qualità della vita, alle migliori prospettive di guadagno e alla ricerca di opportunità lavorative. È importante sottolineare che questi tre fattori si prestano ad essere letti contemporaneamente come pulling factor, ossia elementi che attraggono verso la Svezia, e pushing factor, cioè motivi di allontanamente dall’Italia. Se da un lato tali risultati suggeriscono che la Svezia fornisca risposte efficaci alle esigenze materiali degli italiani che vi emigrano, come evidenziato dall’elevato livello di soddisfazione espresso dai partecipanti riguardo alla loro vita nel paese, dall’altro può evidenziare un malessere per le condizioni di vita offerte dall’Italia, dove il contesto lavorativo, i servizi esistenti e il tessuto economico potrebbe non riuscire offrire sufficienti opportunità di realizzazione personale o di stabilità economica e professionale. Si consideri, a titolo esemplificativo, che sul piano economico il costo dell’affitto in Svezia, secondo i dati forniti da Statistics Sweden, incide mediamente per un quinto dello stipendio, mentre per il contesto italiano l’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle Entrate segnala che tale incidenza può arrivare fino al 35,2%. Si consideri, inoltre, sempre a titolo esemplificativo, che nel contesto svedese l’intero ciclo di studi, incluso il sistema universitario, è sostanzialmente gratuito e tale gratuità si estende a tutti i cittadini UE. Questo doppio movimento di spinta e attrazione delinea una tratta migratoria che ha tra i suoi motori il desiderio di migliori opportunità di vita, cui la Svezia offre rappresentando al contempo una possibile critica implicita alle carenze strutturali del mercato del lavoro e delle politiche sociali italiane.

Nonostante le buone condizioni materiali offerte dalla Svezia, l’inchiesta ha messo in luce alcune sfide significative sul piano per significativi segmenti della comunità italiana in Svezia. In particolare, molti partecipanti segnalano difficoltà nel costruire relazioni sociali, con un senso diffuso di solitudine e di esclusione, nonché una rete di supporto sociale spesso insufficiente. Si tratta di dati che sollevano preoccupazioni, soprattutto considerando che non è possibile escludere che l’immagine fornita dall’inchiesta sia una sottostima delle criticità socio-relazionali. Come discusso, i canali di diffusione del questionario potrebbero infatti aver favorito la partecipazione di individui già ben integrati, escludendo chi è soggetto a un maggiore isolamento sociale. L’inchiesta, oltre a evidenziare tali criticità, offre insight utili su due potenziali ambiti di intervento. Il primo riguarda il supporto linguistico: le difficoltà linguistiche si sono rivelate un fattore deleterio per il benessere sociale, evidenziando la necessità di programmi efficaci per migliorare le competenze linguistiche degli italiani in Svezia. Il secondo ambito riguarda la creazione di spazi e momenti di integrazione tra gli italiani espatriati, che possono avere un effetto protettivo rispetto alla percezione di supporto sociale, contribuendo a rafforzare la coesione della comunità e a migliorare il benessere psicosociale complessivo.

L’inchiesta, oltre a fornire un quadro conoscitivo preliminare della comunità italiana in Svezia, si auspica di fungere da catalizzatore per future ricerche che approfondiscano ulteriormente i temi emersi beneficiando di una raccolta dati ancor più estesa e inclusiva, utilizzando anche fonti di dati già esistenti. A tal proposito, una strada promettente potrebbe essere fornita dall’accesso e dall’analisi dettagliata del patrimonio di dati di registro specifici per la popolazione italiana conservati nel database di Statistics Sweden. Tali dati, seppure riferiti unicamente agli italiani che hanno registrato la propria residenza presso le autorità svedesi, potrebbero offrire con la giusta lettura una visione più stratificata della realtà socio-economica e demografica degli italiani residenti in Svezia, permettendo di affinare la comprensione delle traiettorie migratorie e delle strategie di intervento a supporto di questa comunità.

In conclusione, la ricerca condotta rappresenta un primo passo significativo verso la comprensione delle esperienze di vita degli italiani in Svezia e delle sfide che affrontano. Sebbene i risultati non siano pienamente generalizzabili, forniscono indicazioni preziose per la progettazione di politiche di integrazione più efficaci e per la promozione di un maggiore benessere sociale all’interno della comunità italiana in Svezia.

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